Dobbiamo osservare la più completa ignoranza di coloro che addossano alle discoteche la ripresa dei contagi.

Incredibilmente dopo nove mesi di chiusura delle discoteche, con una breve parentesi estiva durata meno di un mese e solo in alcune regioni, registriamo inauditi e inaccettabili attacchi da parte di alcuni sedicenti virologi o politici che nulla conoscono del nostro settore!

Tacciare le discoteche come gli untori che hanno contagiato l’Italia è affermazione abnorme, falsa, e priva di alcun effettivo ricontro oggettivo. Basti pensare che l’attività dell’intrattenimento è sospesa a far tempo dal 23 febbraio 2020 e perdura tutt’ora. 

Forse, i presunti focolai correlati all’attività di alcune discoteche in Sardegna dovrebbero essere confrontati (ma non ci è consentito!) con quanto è accaduto nel settore trasporti, nelle spiagge, nei ristoranti, nei centri commerciali, nelle RSA, nelle pubbliche piazze,  nelle fabbriche, nei bar e nei locali che esercitano l’attività con spettacoli abusivi.

È  ora di finirla con la ricerca spasmodica di visibilità parlando di discoteche e di titolari famosi delle stesse solo al fine di ottenere una maggiore audience?

Nella realtà il nostro settore è stato falcidiato sia nell’immagine che nell’economia dall’opera di improvvisati soggetti: non solo le nostre attività sono state sospese sine die ma anche i ristori previsti sono semplicemente inadeguati. Il Governo è ben a conoscenza (per una pluralità di note inviate dal sottoscritto) che il famigerato 400% parametrando il mese di aprile 2019 sullo stesso mese del 2020 previsto per le discoteche è una bufala.

Il mese di aprile è un periodo di “cambio stagione” dove i locali all’aperto sono ancora chiusi senza produrre fatturato ed i locali al chiuso stanno finendo la stagione con forti flessioni di presenze e incassi. Dunque, a parte qualche rara eccezione, i locali estivi hanno percepito poco o nulla e i locali invernali hanno invece avuto un “ristoro” molto limitato in molti casi capace di compensare i costi di uno o due mesi di affitto.

Auspichiamo dunque un provvedimento studiato sulla riduzione del fatturato su ampio periodo che di fatto sarebbe economicamente più equo e redistributivo delle risorse di finanza pubblica. 

Per ultimo non comprendiamo come il Governo non si avvalga delle Associazioni di categoria per studiare e risolvere le vere criticità di un settore che evidentemente gli è sconosciuto.

Siamo giunti ad un punto di non ritorno: il 30% delle attività ha già deciso di chiudere i battenti ed un altro 30% non sopravviverà a questa crisi economica, ulteriormente aggravata dalla lentezza, inadeguatezza ed iniquità dei provvedimenti che avrebbero dovuto contenerla

E’ ora di cambiare passo e di ascoltare gli attori del settore!!! 

IL PRESIDENTE

Luciano Zanchi